Era andato a cercare fortuna in America, il paisà. E l’aveva pure trovata, creando un impero che si è dissolto in un attimo. Arpino, località laziale in provincia di Frosinone, è famosa nel mondo per aver dato i natali a Marco Tullio Cicerone, oratore e politico dell’antica Roma. Qui il 9 giugno 1917 nasce Antonio Parravano che subito dopo la seconda guerra mondiale parte per gli Stati Uniti in cerca di lavoro e di fortuna.
Antonio diventa ben presto Tony e prende la cittadinanza americana: arriva a Chicago da dove si sposta nel sud della California. Qui diventa, alla fine degli anni ’40, un magnate delle costruzioni creandosi rapidamente una fortuna multimilionaria costruendo un gran numero di case.
Jack McAfee possedeva un negozio di tuning e un’officina sulla Pacific Coast Highway vicino a Manhattan Beach. Parravano un giorno gli chiede informazioni sull’auto da corsa in vetrina e McAfee per tutta risposta lo invita ad andarlo a vedere in una corsa locale. Per Tony Parravano è una folgorazione e il debutto del suo team avviene poco dopo, alla Carrera Panamericana del 1950 dove schiera una Cadillac Serie 62 Coupé del 1949 per Jack McAfee e Ford Robinson che chiuderanno al decimo posto.
Subito dopo la Carrera, Parravano acquistò una Jaguar XK120 Roadster che a Santa Ana il 25 giugno 1950 McAfee portò al terzo posto assoluto. Con lei, nell’agosto 1951, McAfee vincerà la 100 Miglia sul circuito di Buchanan Field in California.
Adesso Tony Parravano vuole fare sul serio e ordina una 340 America da 4,1 litri, la Ferrari stradale più potente disponibile all’epoca. Consegnata nei primi mesi del 1952, la 340 debuttò a Torrey Pines il 20 luglio 1952 con Bill Pollack. Dopo la gara Parravano la affidò a Ernie McAfee, solo omonimo di Jack, in vista della Carrera del 1952 dove la Ferrari arrivò quinta assoluta con Jack McAfee ed Ernie McAfee, primi piloti privati in classifica.
Dopo quel risultato Parravano iniziò ad acquistare numerose vetture: una Maserati A6G 2000 Coupé carrozzata Frua nel gennaio 1953, due mesi dopo fu la volta di una Ferrari 212 Inter con carrozzeria cabriolet Pininfarina, ad aprile toccò ad una Maserati A6 GCS che venne iscritta alla 12 Ore di Pescara del 15 agosto 1953 dove, con Mancini-Dal Cin, arrivò seconda assoluta e prima della sua classe. Tony Parravano aprì di nuovo il portafoglio per una Ferrari 340 Mille Miglia con motore da 4,5 litri potenziato. Alcune delle vetture non vennero mai esportate negli Stati Uniti rimanendo in un’officina di Roma.
Tra il 1954 ed il 1956 attraversarono invece l’oceano una Ferrari 375 America ed una 375 Mille Miglia che vinse tutte e tre le gare che disputò tra giugno e ottobre del 1954. Sorte amara, invece, per la Maserati A6 GCS Spyder arrivata seconda a Pescara: andò distrutta in un incidente che costò la vita a Silvio Dal Cin e ad uno spettatore durante la Mille Miglia del 1954. Alla fine di quell’anno in California la Scuderia Parravano portò una Ferrari 500 Mondial mentre nel maggio del 1955 la Ferrari 375 MM vincitrice di tre gare, gravemente danneggiata in un incidente, fu sostituita da una nuovissima 375 Plus che però pure lei venne danneggiata. Entrambe le 375 incidentate furono riviste, ottennero nuove carrozzerie in fibra di vetro e la 375 MM pure un motore Maserati da 4,2 litri.
Tra il 1955 ed il 1956 Tony Parravano importò negli Stati Uniti altre sei vetture: tre Ferrari (una 121 LM, 750 Monza e 410 Sport), due Maserati (una 300 S e 150 S) e una Mercedes 300 SL Ala di gabbiano con carrozzeria in lega. Con la 121 LM Phil Hill vinse a Palm Springs all’inizio del 1957 mentre con la 750 Monza Carroll Shelby ebbe un incidente alla Targa Florio. In quel periodo corrono per la Scuderia Parravano anche Masten Gregory e Ken Miles.
Alla fine del 1956 Tony Parravano comprò altre auto: una nuovissima Ferrari 250 GT Berlinetta Competizione, tre Maserati e un paio di motori sperimentali della Casa del tridente. Erano dei V8 da 4.2 litri che Parravano voleva piazzare su un telaio Kurtis da schierare alla 500 Miglia di Indianapolis. Tuttavia, il progetto Indy fu interrotto e Parravano chiese alla Maserati di portare la cilindrata del V8 a 4,5 litri per una nuova auto da corsa che prese il nome di 450 S. Alla fine dell’anno ricevette la 250 F vincitrice del Gran Premio d’Italia 1956 con Moss, una 350 S e la prima 450 S con quel V8 vitaminizzato.
Nel 1957 però inizia a crollare tutto: l’Internal Revenue Service (IRS) che applica le leggi fiscali federali degli Stati Uniti mette gli occhi sull’impero edilizio del paisà Parravano e scopre che le sue società immobiliari, una trentina, non hanno mai pagato nessuna imposta. Tony a giugno fugge improvvisamente in Messico dopo aver venduto le sue due 375 riparate all’inizio dell’anno a Frank Arciero mentre John von Neumann si è preso la 340 America e la 500 Mondial. La Ferrari 212 Inter Cabriolet era già stata venduta a Luigi Chinetti alla fine del 1954 e la Maserati A6G 2000 carrozzata Frua era tornata al concessionario l’anno dopo.
La Scuderia Parravano ha comunque ancora nove auto da corsa tra Ferrari e Maserati più camion carichi di pezzi di ricambio. Tony, piuttosto che consegnare tutto alle autorità, cerca di portarle illegalmente in Messico ma cinque auto vengono sequestrate al confine: sono la 121 LM, la 750 Monza, la 250 GT Berlinetta, la 150 S e la 450 S messe all’asta in una vendita autorizzata dall’IRS nel giugno 1958 assieme ad autocarri, rimorchi e pezzi di ricambio. In Messico arrivano le Maserati 300 S, 250 F e 350 S più la Ferrari 410 Sport che verranno poi vendute.
Tony Parravano si costituì nel febbraio 1960 ma scomparve venerdì 8 aprile. Avrebbe dovuto comparire in tribunale il lunedì successivo per rispondere di evasione fiscale. L’FBI iniziò a cercarlo, ma Tony Parravano non fu mai più visto.